YOGA PER MUSICISTI

di Alfredo Trebbi

Scopri come lo yoga può essere utile al musicista: terapia, salute, evoluzione, aspetti mentali…

Una certa idea dello Yoga è legata al misticismo: tuttavia lo Yoga non è solo questo, è anche terapia, cioè un mezzo per curare dei problemi che ci affliggono. Qual è la differenza rispetto ad altre terapie? Ho mal di schiena, vado dal medico. Mi ascolta, e poi mi dà un rimedio “esterno”. Una pillola, una pomata,… Questa agisce sul dolore, lo rintuzza, lo zittisce. Ma ciò che quel dolore segnalava è ancora lì. E si ripresenterà.  Sarebbe come se sul cruscotto dell’auto una spia mi segnalasse che qualcosa non va… Il problema non è spegnere quella lucina fastidiosa, ma risalire al problema che l’ha fatta accendere. Lo Yoga segue appunto questa dinamica: sostiene che non è il medicinale a doversi occupare del problema… sei Tu. Tu che hai la responsabilità di cambiare, trasformare, correggere quelle abitudini che ti hanno condotto fino al punto in cui ti trovi adesso. Lo Yoga insomma insegna a gestire la propria salute, intendendo tale termine nel senso più ampio possibile.

Un mattino ci svegliamo e all’improvviso avvertiamo un dolore al collo che prima non c’era. Oppure, un giorno mentre suoniamo iniziamo ad avvertire un lieve disagio alla zona lombare che col passare dei giorni tende ad aumentare e diventare limitante: improvvisamente quello che ieri era facile e possibile – che so, sollevare un peso, studiare tre ore di fila (… ma quando mai!), ruotare la testa per guardare indietro, – adesso non lo è più. Disagio. Dolore. Fastidio. Ansia. Preoccupazione. Telefonate ad amici. Improvvisamente ci troviamo catapultati in una dimensione nuova non più fatta di note ma di radiologi, ortopedici, fisiatri, posturologi e chi più ne ha più ne metta, ognuno dei quali sembra avere una sua risposta. Prima riflessione yoghica: quando ci “blocchiamo” non è che ciò accade perché un fatidico giorno abbiamo fatto un movimento sbagliato, non funziona quasi mai così a meno di un violento trauma: quel movimento sbagliato è solo l’ultimo di una lunga serie di errori, la classica goccia che fa traboccare il vaso. Al principio il corpo subisce, cerca di assorbire, ed intanto manda segnali che noi non ascoltiamo… Piccoli fastidi, che col passar del tempo si aggravano. Poi, un bel giorno… track! Colpo della strega.

DOLORE LOMBARE

Seconda riflessione: quello che desideriamo per noi e chiediamo al terapeuta di solito è di guarire per come pensiamo noi, cioè tornare a funzionare come prima… ed è un errore madornale! É proprio il tipo di vita di prima che ci ha condotti a dove siamo ora. Dire che il colpo di vento, il movimento strano, lo sforzo improvviso hanno determinato il problema significa vedere la cosa in maniera molto superficiale: lo Yoga non ragiona così. E poi nel caso dei musicisti: quali sono le cattive abitudini che causano tendiniti, rigidità articolare, dolori lombari, perdita di concentrazione, attenzione, controllo? È tutto un altro modo di pensare e vivere il problema: una cattiva abitudine ti ha portato lì, una migliore ti condurrà via di lì… Si tratta di un percorso individuale in cui è necessario abbandonare qualcosa che non funziona più o funziona male in favore di qualcosa di nuovo, più efficace e vantaggioso. Dunque punto primo cambiare abitudini o, se preferite, con una terminologia Yoga, intraprendere un percorso di trasformazione. Quale? Nello Yoga si lavora per trasformare le abitudini: più sono consolidate, più resistono. Le abitudini sono organismi viventi, e come tali il loro imperativo è sopravvivere! Perciò non sarà facile scalzarle, tuttavia la pratica dapprima le indebolisce e poi le sostituisce. Le abitudini malsane o disfunzionali diventano un problema per la salute, incidendo sui nostri stati psico emozionali… Lo Yoga si inserisce in tale contesto lavorando lentamente, ma profondamente.. Attraverso la āsānas mandiamo più energia alle strutture lasse ed indebolite da anni di abitudini sbagliate, prendendola da quelle contratte che in questo modo possono finalmente riposare ed allungarsi… Il corpo deve imparare a sorreggersi in modo bilanciato, e le āsānas svolgono proprio questa funzione di riequilibrio energetico muscolare. Così, ad esempio, da una parte rilasso il trapezio, dall’altra rinforzo i muscoli sotto le scapole: così finalmente decomprimo la zona cervicale, e questo riequilibrio, secondo il Maestro Antinori, è Yoga.

Può capitare, a me per esempio è successo, che l’essere umano ad un certo punto della sua vita incroci lo strumento musicale. Fino a quel momento non lo aveva mai visto né conosciuto. Può sembrare una cosa ovvia, ma ognuno di noi ha una sua storia personale fatta di esperienze pregresse a quelle squisitamente musicali che influiscono più o meno negativamente sulla sua postura. Perciò, la prima cosa da osservare è il bilanciamento di un individuo al momento in cui decide di intraprendere lo studio e la conoscenza dello strumento, cioè quando ancora la relazione non si è avviata e non ha prodotto conseguenze sulla struttura corporea. L’ideale sarebbe bilanciare la postura prima che tale relazione si avvii, cioè cercare un proprio equilibrio e possibilmente rafforzarlo con una pratica Yoga mirata. Una volta raggiunto e memorizzato tale equilibrio si passa poi a studiare e armonizzare la relazione tra il musicista e lo strumento. Questo vuol dire riallineare e riposizionare il corpo nel suo assetto corretto, cioè con le quattro curvature fisiologiche del rachide al proprio posto. Dunque al centro di questa visione Yoga del musicista c’è l’essere umano bilanciato, consapevole di quella condizione di centralità dalla quale è possibile operare con il massimo controllo dell’efficienza energetica, mirando ad usare sempre e solo le strutture muscolari indispensabili col minimo sforzo, semplicemente ciò che serve a realizzare il movimento artistico. Tadāsana (la posizione in piedi), rappresenta tale condizione di centralità, ossia quel luogo di massima coscienza dal quale si diparte ogni singola azione e pensiero del musicista: qualunque movimento artistico – e non solo – che mi allontani da questo equilibrio deve essere compensato, cioè una volta esaurita la funzione espressiva del gesto artistico il corpo deve sapere tornare a Tadāsana. Per tornarci, scusate la banalità, dobbiamo essere consapevoli di dove questo centro si trovi.

Le āsanas non sono esercizi atletici, sono posture psichiche. Un’āsāna è psichica perché la mente vi è coinvolta al 100%, e questo è molto impegnativo. Avete presente quelle attività di palestra con video, radio, musica, istruttori che gridano… tutte distrazioni mentali, per far passare il tempo… Mente distratta e corpo in movimento, vedete la scissione. Altrettanto dicasi di certo Yoga “amatoriale” o ricreativo: è sempre ginnastica, sia chiaro… – muovo il corpo senza alcuna cognizione di cosa sia la sua fisiologia, di quali siano gli obiettivi/allineamenti da raggiungere. “Muoversi fa bene” non è una verità assoluta: ci sono movimenti invece che bisogna evitare assolutamente. Nello Yoga mente e corpo sono uniti, l’una ascolta l’altro, collaborano insieme alla ricerca di un equilibrio. Per lo Yoga il corpo non è lo schiavo, bensì il collaboratore. Bisogna arrivare all’azione mentale nell’asana, se la mente si distrae o si assenta non stiamo più facendo Yoga, ma un suo surrogato… Come afferma il Maestro Pietro Antinori, è solo nel momento in cui la mia mente si impegna a curare con amorevole attenzione la parte del corpo sorda, contratta, debole, disallineata, è in quel tipo di lavoro che diventa Yoga vero, un mix equilibratissimo di volontà ed intelligenza, grazia e precisione, mantenendo sempre un atteggiamento mentale disteso ma concentrato. Questo atteggiamento di consapevolezza, determinazione, scopo, precisione e concentrazione dovrebbe essere riportato anche nella nostra attività musicale.

Dunque il musicista ha bisogno dello Yoga, per trovare il suo equilibrio mentale e posturale, per potenziare le proprie facoltà psichiche ed avere maggior coscienza e controllo su tutto quanto riguarda la sua Arte.

No Comments

Post A Comment